di Norma Tumminello*
Ninni Cassarà. Il suo nome mi ha accolto, nel mio primo giorno di Liceo, e continua ad accompagnarmi ancora oggi, come un buon presentimento o l’aria che respiri prima di entrare a casa dopo un lungo viaggio.
Ninni Cassarà era un commissario di Polizia, vicequestore aggiunto, vice dirigente della squadra mobile di Palermo. E’ stato assassinato dalla mafia nel 6 agosto di trent’anni fa, nel 1985. Queste sono le parole che solitamente vengono spese su di lui; per me, non bastano e non basteranno mai. La lotta contro la mafia non può essere sostenuta da riassunti spersonalizzanti: bisogna raccontare le storie, gli uomini che stanno dietro alle fotografie col telefono in mano, dietro il busto di bronzo all’ingresso della scuola. Bisogna che tutti abbiamo ben presente il loro calvario, il dramma umano che hanno retto non per essere eroi, né per cercare notorietà: semplicemente, per amore della giustizia e per rispetto del proprio mestiere, oltre che della propria coerenza e dignità. Ninni Cassarà era giovane, aveva una bella famiglia: io, il 23 maggio di quest’anno, ho conosciuto suo fratello Sergio e il nipote, che si chiama come lo zio. Li ho incontrati davanti al murale che S.O.S. Scuola, il Bar del Cassarà e il Liceo Linguistico hanno dedicato, grazie ai pennelli di Marisa Polizzi, a Ninni e alla sua scorta, Roberto Antiochia: il loro dolore composto e sobrio mi ha commossa, perché la loro emozione era palpabile, ma ben controllata dalla determinazione di evitare qualsiasi eccesso di fronte non alla commemorazione, ma al gioioso ricordo del loro familiare.
Dalla loro forza, noi dell’associazione “Il Bar del Cassarà” abbiamo deciso di prendere esempio: in questa data che ci riempie il cuore di sofferenza, vogliamo che non sia la frustrazione a vincere, ma la bellezza della rinascita, il sentimento di poter fare qualcosa per ricalcare i passi di Ninni e Roberto, due uomini coraggiosi che non si sono arresi di fronte alle intimidazioni, alle minacce. Ninni ha deciso di continuare il suo percorso, pur sapendo a cosa andasse incontro; Roberto, a ventitré anni, ha rinunciato alle sue ferie estive per non abbandonare il suo amico. Gli è stato accanto fino alla fine, fino alla discesa dalla macchina, in via Croce Rossa. La morte ha conferito a Cassarà e ad Antiochia la medaglia d’oro al valor civile: io, però, credo che dovremmo smetterla di delegarle questo ruolo. Il “valor civile” è impegno, e l’impegno non è appalto di “teste fasciate d’alloro”, è alla portata di tutti: ognuno di noi ha il dovere, ma soprattutto il diritto, di spendersi perché si “concorra progresso materiale o spirituale della società” (Costituzione Italiana, art.4).
Come, allora, il sacrificio di Cassarà, Antiochia, Falcone, Borsellino, Peppino Impastato e tutti gli innocenti che il 21 marzo, ogni anno, vengono elencati da Libera, può rappresentare una luce, anziché l’ombra della violenza e dell’illegalità? Con la memoria viva, col racconto, con la trasmissione dei valori che li animavano e delle idee che li motivavano: se i bambini impareranno a portarli nel cuore e a lasciarsi guidare da loro, non tutto sarà perduto, e forse il loro sogno di giustizia potrà essere realizzato. Sono i giovani, le curiosità vivaci e gli intelletti puri, che si affacciano all’esistenza con sguardo limpido, senza plagi partitici, ideologici, discriminatori, malpensanti: sono loro la nostra speranza più grande. Intorno Ninni e Roberto, perché non verranno mai dimenticati, il Bar del Cassarà stringe un grande abbraccio, che si allarga a tutto il mondo: grazie per la vostra lezione di libertà.
*Norma Tumminello è un’ex studentessa del Liceo Linguistico Ninni Cassarà di Palermo. E’ una degli otto protagonisti della web serie ‘Il Bar del Cassarà’, ed è infine vicepresidente dell’omonima Associazione culturale.