Quando parla di Palermo, l’artista Beppe Vesco ha gli occhi che brillano. Il suo è un lucido rammarico per quello che si nasconde tra le pieghe del capoluogo siciliano. Che però è legato a doppio nodo con la speranza: “Palermo è una grossa città, piena di storia, ma soffre di mali terribili, dalla disoccupazione alle mafie – dice – c’è chi fa di tutto per fermare lo sviluppo del territorio, servendosi dell’ignoranza e dell’isolamento. S.O.S. Scuola agisce invece sulla socializzazione e prova a rigenerare questo sistema inquinato”.
Gli hanno proposto di donare la sua arte al Liceo Cassarà, e Vesco (docente all’Accademia delle Belle Arti di Palermo) non ha dubitato un istante: “Ammetto che all’inizio mi ha impaurito la grandezza dell’ambizione – racconta – ma mi sbagliavo perché, come spesso accade, la buona volontà di tutti è stata premiata”. E’ stato lui a disegnare sulle pareti del Cassarà la storia di Yaguine e Fodè, simbolo delle rivendicazioni per il diritto allo studio in Guinea e che ha ispirato S.O.S. Scuola: “L’idea in verità è di uno studente, Vincenzo Lo Verso, che aveva con sé un fotomontaggio dei due ragazzi africani. Mi è sembrato equilibrato – racconta Vesco – e dal momento che la parola d’ordine era che i “vecchi” si mettevano a disposizione dei giovani, ho deciso di insegnare al ragazzo a riprodurre quel disegno in scala, a usare toni giusti e i colori più adatti”. Così Vincenzo ha imparato in fretta e ora sta facendo un ritratto di John Lennon “con una speditezza impressionante”.
Ci sono poi artisti che da tempo hanno fatto della solidarietà un moto artistico, e S.O.S Scuola ha rappresentato un’occasione di continuità. Come Enzo Patti (anche lui docente dell’Accademia) che per il Cassarà ha creato poesia visiva mescolando, tra gli altri, il sole e l’uomo, la vita e i libri: “Più che una speranza, questo progetto è una certezza – dice – lo dimostrano l’atmosfera che respira chi passa al Cassarà e le reazioni sui social network”.
“Era da tempo che pensavo di fare qualcosa con le scuole, è stato edificante, un’esperienza di crescita che ho voglia di ripetere – continua Patti – per avvicinarmi ai giovani, in questi anni ho pulito il mio linguaggio e l’ho reso più fumettato”. E c’è riuscito, le foto delle sue opere sono tra le più condivise su Facebook. “Like” che tuttavia non pagano quanto le parole dei ragazzi e delle ragazze: “Vesco e Patti, ci stanno insegnando tutto”.
C’è più di un motivo per farsi brillare gli occhi al Cassarà.